Una scomunica per i potenti d’occidente e pace nelle terre degli uomini che EGLI ama
di Guido Di Stefano
Erano i secoli bui e meno bui, anche moderni. Le scomuniche colpivano senza pietà: chi osava pensare, parlare e scrivere liberamente; chi osava ipotizzare la separazione tra stato e religione e rifiutava il potere temporale dei “rappresentanti” dell’Altissimo; chi osava dubitare delle verità dei potenti; chi cercava “l’uomo” e nell’uomo il vero volto di Dio; chi invocava i veri “buoni” pastori che precedono le pecore al pascolo e non le spingono al macello; chi si rifiutava di assecondare “mercantili” massacri propagandati (colmo della blasfemia) come volere divino; chi insomma cercava di dare voce e valore alla vita umana, supremo dono, e chi mirava solo al bene dell’umanità.
Era una vera iattura la scomunica: la vittima era praticamente condannato all’isolamento e alla morte, perché il reprobo poteva essere impunemente ucciso da chiunque, fatti salvi “ripescaggi” di pentimento.
In Sicilia abbiamo avuto due grandi reprobi: Ruggero, reo di avere concesso una “carta costituzionale” malvista e fatta revocare (tramite scomunica) da Roma; Federico di Svevia (pluriscomunicato) che, da assertore convinto della prevalente essenza “politico-economica” delle crociate, si dedicò ad una crociata diplomatica e conquistò la stima e il rispetto degli orientali.
E con le scomuniche viaggiavano umiliazioni dell’essere, torture, violenze, roghi, inquisizioni, massacri a cura di tutti e a tornaconto dei potenti, fossero essi laici (sovrani e governanti) o religiosi (di ogni ordine e grado): non tutti certamente, ma in ogni caso troppi e per troppo tempo. In “aree” del civile occidente la caccia alle streghe (Salem, già alla fine del XVII secolo) e sacra inquisizione, spagnola (ufficialmente chiusa ad inizio del XIX secolo) hanno sporcato l’occidente. Quello stesso Occidente in cui sono maturati i massacri del XX secolo.
Chissà perché tutte le mani insanguinate non sono state scomunicate o, quanto meno, tempestivamente esecrate!
Siamo nel XXI secolo: guerre, massacri, umiliazioni, oppressioni vengono reiterati, incoraggiati, promossi per assicurare più potere a chi si sente forte (credenza sempre più soggettiva che oggettiva) e a chi è più ricco. E come prima (o peggio di prima) si levano delle semplici voci di disappunto contro gli altri, gli indefiniti e colpevoli altri; e si omette di ricordare chi scatena e incoraggia i conflitti. Il bacino del Mediterraneo (Europa, Asia, Africa) sta esplodendo, le popolazioni piangono e vanno raminghe verso miraggi che confinano con la morte e loro (i nostri idoli occidentali) cosa fanno: criticano inerzie, incapacità, insensibilità, crudeltà di istituzioni (di cui sono parte) e dei paraventi (o parafulmini) di sempre, cioè gli altri.
Nessuna chiara ed esplicita condanna di commistione politico-economica all’origine del grande caos che ci scuote e minaccia.
Come prima si usano termini e toni diplomatici (o forse di ordinarissima politica) nei confronti dei poteri forti economici e/o politici, sicché tutti siamo portati a chiedere: perché? cosa ci nascondono? a chi giova?
La violenza è sempre da esecrare!
Allora perché le voci, tremendamente roboanti nei casi che ci toccano da vicino, perdono vigore e “rumore” quando gli “sconosciuti” muoiono a migliaia, fuggono a milioni e sempre in grandi numeri sono perseguitati, torturati, umiliati, offesi (nell’animo e nel cuore)? Ed in ogni caso dov’è l’azione?
Commentava tristemente un grande statista: un morto è un omicidio, centomila morti sono una guerra. Il che tradotto vuole dire: i colpevoli di omicidio vengono perseguiti e “pagano”; i responsabili di una guerra restano (per lo più) impuniti.
Se Galileo Galilei e Giordano Bruno hanno variamente (ma ingiustamente) pagato per il loro “buon” intelletto perché i signori del caos debbono cavarsela (al massimo) con una ramanzina?
Non vogliamo ergerci a giudici, ma riteniamo che potrebbero meritare una solenne scomunica (anche prescindendo dal loro credo): riteniamo che sarebbe di grande effetto (psicologico e morale) universale perché così dimostreremmo al mondo intero che sappiamo (almeno moralmente e per il bene comune) condannare chi non ha rispetto della sacralità di ogni uomo e di ogni civiltà, anche se potente e/o ricco.
Almeno questo: la pace, per la verità, la dignità, la speranza.